Incontrarsi al cimitero

by oriente, 21 Ottobre 2017

Malta.

Un signore settantenne conosciuto al cimitero e una gita insieme alle catacombe

Mi trovo a Malta per frequentare un corso di inglese. Dopo 5 giorni di frequenza al corso intensivo elementry, è arrivato il mio primo week end libero. Dato che non so comporre una sola frase sensata, evito di uscire con i miei compagni di corso, perchè nonostante siano pure loro elementry, delle frasi le sanno comporre.
IO NO.
Il sabato, prendo il bus da San Julian e mi reco a Medina, l’antica capitale di Malta chiamata anche città silenziosa, come sono io in questi giorni.
Medina è fortificata, si accede da una porta e in poco tempo si visita.
Dopo una pausa consigliata alla Fontanella tea garden per un caffè con vista meravigliosa, esco dalle mura e mi dirigo verso le catacombe, che ho in programma di visitare.

Come sempre, per mancanza di senso dell’orientamento, sbaglio strada e mi trovo davanti al cancello del cimitero di Rabat. Mi piace visitare i cimiteri dei paesi in cui viaggio, mi faccio un idea tutta mia sugli abitanti. Entrando vedo subito vedo delle differenze con i cimiteri italiani.
A Malta le lapidi sono piccole e messe sui muri laterali, una vicinissima all’altra. Il cimitero è piccolo, lo giro velocemente. Mi metto a leggere i nomi sulle lapidi, a guardare le fotografie delle persone e le date.

Mi viene incontro un signore e aimè, si rivolge a me in inglese. Cerco di spiegare a monosillabi  che non so parlare inglese, che vado a scuola da 5 soli giorni.

Da questo momento, il cimitero e le catacombe si trasformeranno in un’allegra aula scolastica.

Ci presentiamo, mi dice di non preoccuparmi e di provare a parlare, che si impara solo così. Ed è così, che Emmanuel, per gli amici Lele, mi porta a conoscere i famigliari. Prima davanti alla lapide della moglie, l’ha persa quando lei aveva solo 55 anni, per malattia, viene tutto giorni a trovarla e a parlarle.

Poi mi presenta il fratello, mamma e papà. E così conosco tutti.

Mi vede incuriosita dal cimitero. Mi spiega che avendo poco spazio mettono solo piccole lapidi e che i corpi li mettono in un luogo comune, tutti insieme,  e solo le famiglie più danarose hanno una tomba personale e di famiglia.

Gli spiego che vorrei andare alle Catacombe di S.Paolo. Lele si presta di accompagnarmi per aiutarmi a trovarle e prendere il biglietto. Camminando mi fa vedere la facciata della casa dove vive. Mi dice che è nonno. 

Alla biglietteria prendo il biglietto con sconto studenti. Lele chiede qualcosa alla ragazza e ne prende uno anche lui, con lo sconto pensionati. Lele ha 70 anni, ha vissuto molti anni all’estero per lavoro. È stabile a Malta da quando è in pensione. Mi confessa che nonostante abiti  a 200 mt dalle catacombe, non le ha mai visitate.

Sorride e risponde ridendo che aspettava “Roberta very nice“! 

E così, dal cimitero ci troviamo a condividere una nuova esperienza. Io con un insegnante privato, e lui con una guida personale improvvisata.

Poveretto, ha pure male al ginocchio e nelle catacombe le scale non mancano, si sale e si scende di continuo, ogni tanto si riposa e mi aspetta seduto sulle panchine all’esterno.

Mi ha insegnato tutti i nomi delle parti del corpo che gli fanno male, mi ha fatto contare gli scalini in inglese più volte. 

Ho imparato “Ostia!” l’ imprecazione che usa quando si emoziona per la vista di qualcosa.

E’ un bravo insegnante, è paziente, mi insegna termini nuovi. Io ho una memoria brevissima, spesso mi demoralizzo,  ma mi convince che non devo arrendermi.  Mistake, mistake, mistake.

Le scale e le pareti sono basse, così quando  picchio la testa, posso usare l’unica parola di cui mi sento padrona, be careful, be careful (attenzione, attenzione)!

Un bell’incontro. Una giornata divertente e imprevedibile.

l’empatia è un linguaggio universale, può arrivare dove le parole non riescono a farsi spazio.

La gentilezza e il sorriso  possono dire più di mille parole ben scandite.

Io e Lele ci prendiamo un caffè insieme al bar del museo, dove lui conosce il ragazzo che ci lavora, mi presenta e chiede di farvi delle foto.

Prima di salire sul bus di ritorno, mi va a prendere 4 pastizzi caldi per il viaggio di ritorno.

Mi da  un forte abbraccio, è felice e si commuove, anche io. 

Ci  ringraziamo per questa bellissima giornata piena di emozioni. 

A beautiful day